
In questi giorni di isolamento per contenere il contagio da Coronavirus il senso del tempo muta. Le nostre giornate sono scandite in modo diverso, ci siamo dovuti reinventare. In un modo o nell’altro abbiamo dovuto ricostruire il nostro tempo. E forse non è un male.
Che si sia soli o in famiglia, il tempo ha per ognuno di noi un senso normalmente scandito dalle abitudini che eravamo abituati a contemplare. Lavoro, scadenze, incombenze, sveglia, sonno, uscite, scuola. E chi più ne ha più ne metta.
Oggi, almeno temporaneamente finché le cose non torneranno via via ad una normalità, il nostro tempo segue ritmi e tempi diversi. Perché le nostre giornate sono cambiate, allineate alla necessità di reinventare ogni passaggio. Il tempo è nelle nostre mani, e forse solo oggi ce ne accorgiamo.
Forse solo oggi riusciamo ad intravedere, nonostante il momento difficile e l’isolamento, cos’è il tempo: la nostra vera e unica ricchezza, come ci dicevamo in questo articolo di un po’ di tempo fa. E che siamo ancora capaci di organizzarlo in maniera diversa da come le scelte passate e presenti lo hanno incanalato.
Il senso del tempo muta
Io stesso ho avvertito questa sensazione, dividendo queste giornate fra lavoro da casa e gestione della quotidianità: alle 17.44 di oggi mi sono reso conto che è Sabato. Convinto com’ero fino alle 17.43 che fosse Venerdì. Qui ho realizzato plasticamente come i giorni della settimana avessero perso la loro ”connotazione di consecutività” e dunque il senso che a loro attribuivo.
L’attesa del weekend per riposare e uscire, nonostante io spesso lavori anche di Sabato e Domenica per via del lavoro che svolgo: il web e i social non chiudono mai! Insomma, non ritrovo più il senso del tempo che ero abituato a seguire istintivamente, ma vivo le giornate tutte nello stesso modo.
Ma attenzione, non con una connotazione negativa di ripetitività. Bensì di unicità, che è ben diverso. Ogni giornata ha una sua routine che può cambiare dall’oggi al domani, ma a suo modo unica. Seppure nella condizione di non poter contemplare la dimensione esterna, siamo tornati ad avere il tempo nelle nostre mani.
Riappropriandoci dei nostri spazi e dei nostri tempi. Che sono, a ben vedere, la più grande ricchezza che abbiamo, assieme agli affetti. E pensandoci bene no, aver perso e ricostruito il senso del tempo non è un male. Anzi, è un’eredità umana preziosa che forse dovremo tener presente in futuro. Quando torneremo a scegliere.
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